Il tempo speso su internet (la preziosissima risorsa dell’attenzione) si sta polarizzando a favore di Facebook, video, mobile, a scapito del resto. Questo “a scapito” è l’altra faccia della medaglia, spesso dimenticata, del boom di certi fenomeni. E che dipende dal fatto che il tempo è sempre più la penuria determinante dei rapporti socio economici (l’aveva già intuito Sartre con il concetto di rareté nel 1960). Quanti guru del web avevano intuito che internet su cellulare e i video avrebbero cambiato i paradigmi? Me li ricordo ancora che soloneggiavano su “chi navigherà mai dal cellulare”, “ma guardare i video sul web non interessa a nessuno, per quello c’è la tv”.
In realtà le previsioni sulle evoluzione del web e sulla sua stessa nascita sono sempre state a forte rischio di fallimento. La rete vive di nodi. Chi la osserva è uno dei tanti nodi. L’intreccio è moltocomplesso da diramare da quell’angolo, obbligatorio, di visuale. Non faccio quindi previsioni, ma questa polarizzazione un po’ mi fa paura e temo che potrebbe minare la potenza della pluralità del web.
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