Di Pietro: ecco perché mi sono dato ai blog

di alex il 4 Febbraio 2006

Lo spiega a IT Portal, intervistato dal mio amico Massimo Mattone. A voi i commenti, a me lo stupore:)

{ 2 commenti }

Ferd Febbraio 4, 2006 alle 16:24

Dall’intervista di Mattone, parole di Di Pietro: ‘la Rete è un ritorno ai valori antichi, incredibile a dirsi, ma attraverso la Rete si ritorna all’agorà…’.

Stupore per cosa, Alex? Stupore che un politico scarso ricorra a tutto quanto gli capiti tra le mani per racimolare voti?

Comunque le parole di Di Pietro, che non sono eresie ma non sono memmeno farina del suo sacco, tolte dal contesto dell’articolo di IT Portal e prese senza sapere che escono dalla sua bocca, sembrano una pubblicità “di Internet”.

Ormai non c’è da stupirsi piu’ di nulla.

Anonimo Febbraio 4, 2006 alle 22:04

Deputati nel Far Web

Willer Bordon si veste da Tex Willer. Giovanardi mostra la sua collezione di francobolli. Di Pietro copia Beppe Grillo. Così i politici si affidano ai blog. Tra sciocchezze e vanità

di Marco Damilano e Denise Pardo

Willer buca lo schermo. Quello del computer. Sigla musicale:”Yo sognavo Che Guevara e c’è Bordon…”. Si allarga l’immagine e appare una pistola fumante. Impugnata dal senatore della Repubblica, capogruppo di padri della patria come Oscar Luigi Scalfaro e Nicola Mancino, travestito da ‘aquila della notte’ con cappellaccio da sceriffo, e camicia gialla d’ordinanza. Solo Internet dà libero sfogo alla sua vera natura: nel Far Web lui è Tex Willer. “Bang! Nel deserto della libertà, entra e spara la tua idea”. Così Bordon, il giustiziere che si firma Tex, saluta chi si avventura nel suo blog.

Sulle orme di Tex Bordon, in vista delle elezioni, sta per esplodere l’assalto dei politici alla nuova frontiera della comunicazione: la blogosfera. New entry dell’ultima settimana: per la prima volta Massimo D’Alema rilascia un’intervista a un blog, scaricabile in formato Mp3, ascoltabile come una colonna sonora anche sull’ipod. In contemporanea Antonio Di Pietro esce dal vetusto sito Italia dei valori dove tirava a campare e debutta smagliante con un blog di ultima generazione. Apertura, le sue ossessioni: una foto in bianco e nero di Berlusconi e Craxi in smoking, genere Chicago anni Venti. Alla prima uscita, un internauta lo ha colto in flagrante, come lui con Mario Chiesa con le banconote in mano: “Questo blog è molto simile a quello di un tizio che conosco. Lo conosce anche lei Dipendente Di Pietro?”. Messaggio in codice: Beppe Grillo chiama così i politici. Nulla sfugge ai navigatori: il suo blog sembra la fotocopia di quello del comico, titolare del diario on line più cliccato d’Italia. Tra i primi 20 al mondo, è il testimonial principe del potere forte della Rete.

Un potere forte che in America è già politica allo stato puro con una resa elettorabile che si può perfino quantificare. In Italia la Webpolitik è realtà da tempo: affollatissimi forum telematici, rimbalzi di opinioni, notizie, tormentoni su portali come ‘Il cannocchiale’, vere e proprie agorà virtuali capaci di spostare tifoserie politiche e culturali da una parte all’altra. Composte dall’oggetto del desiderio di tutti i leader: il pubblico giovanile che diserta la televisione, critica i giornali, ma è malato di politica. A non accorgersene, però, sono proprio loro, i politici. Quasi tutti hanno aperto il proprio sito. Ma la panoramica è da strapaese. Squarci di tinelli con libri a metro, aggiornamenti fermi in molti casi alle elezioni. Quelle di cinque anni fa. Tutto, tranne lo sfruttamento delle armi principali del medium: l’immediatezza e l’interattività. Maurizio Gasparri, l’uomo del digitale, autore di ‘Fare il futuro’, sul suo sito propone solo agenzie del giorno, manco Internet fosse televideo. Qualche mese fa, con risonanza e plauso, Romano Prodi inaugurò il suo blog da leader tecnologicamente avanzato e dialogante con le giovani generazioni. Dopo due laconici messaggi (il primo era il saluto, il secondo la giustificazione per la scomparsa dal Web), ha chiuso ingloriosamente i battenti. Uno scivolone imperdonabile per il super esigente popolo internettiano che l’ha presa come un affronto, una promessa non mantenuta. Il non aver capito che i blog non sono un passatempo. Ma sono diventati una mentalità, forse una religione, sicuramente una militanza. D’Alema dixit: ” È la forma contemporanea dell’attivista”.

Vallo a spiegare a Carlo Giovanardi che in Rete sembra la nonna del Corsaro nero e presenta la sua collezione di francobolli e quella di soldatini, fanti e cavalieri, o a Elio Vito, il cui sito sembra una brochure del suo guardaroba alla Paolo Panelli (completo grigio e blu, giubbotto di camoscio azzurro e golf beige). O ancor meglio a Pietro Folena: pezzo forte del suo blog il meteo. Meteo? Sì, quello di Porto Alegre, però. Martedì 31 gennaio per esempio, http://www.pietrofolena.net segnalava che il cielo era parzialmente nuvoloso, temperatura di 26 gradi e, fondamentale, il punto di rugiada era di 68 gradi F. Ma Folena è eletto a Manfredonia, che c’entra la saudade? In realtà, la scelta è astuta. Il deputato, oggi approdato a Rifondazione, lancia l’amo ai no global, grandi frequentatori del Web, la cui patria d’elezione è proprio Porto Alegre.

Paradossalmente il primato on line non è di Berlusconi, un dinosauro per il Web che lo inchioda impietosamente alla sua data di nascita e al pachiderma televisivo da cui gli internauti sono fuggiti da tempo. E neppure dei due leader più moderni del centro sinistra, Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Il blogger più abile è ‘o Governatore, don Antonio Bassolino: un infatuato dell’on line. Blog attivo da 11 mesi, aperto in campagna elettorale ma aggiornato quotidianamente. Appunti scritti a mano e passati a un collaboratore che lo segue ovunque con un computer sempre acceso. Con licenza d’insulto e niente censura per chi dissente. Di recente hanno aperto un diario on line i margheritici Paolo Gentiloni, più istituzionale, e Dario Franceschini, più intimista e auto promozionale: si può comprare on line il suo romanzo e ammirare dipinti e sculture familiari. Apprezzabile l’autocritica del sito di Marco Follini, con foto del 2001: nell’apposito sondaggio sul gradimento del sito espone coraggiosamente il risultato. Il 75 per cento lo ritiene ‘bruttino’. Dei tre siti annunciati, per ora, c’è solo quello dei suoi fan: viva Follini. Con annessa canzoncina per Marco “dalle scarpette nere che non deve avere paura di sbagliare il calcio di rigore”.

Il Web si riempie delle icone dei politici. Spesso sono siti zombie: Antonio Tajani sulle note dell’Inno alla gioia di Beethoven. La sua delfina Beatrice Lorenzin che mostra la rassegna stampa (comunicati: uno. Articoli pubblicati: zero) e l’agenda degli appuntamenti. Vuota. Antonio Martusciello che lancia in rete una versione fusion dell’inno di Forza Italia e nel suo album inserisce (per sbaglio) una foto del leghista Roberto Calderoli. Ma anche siti vanity. Bruno Tabacci, noto come serio e compassato parlamentare dell’Udc, compare sull’home page in posa da Actor’s studio: abbracciato alla statuetta dell’Oscar, non di Hollywood, ma del Riformista. Leoluca Orlando, modello Martin Luther King: “I have a dream”, proclama dalla sua casa di Sferracavallo. Dal sito della sottosegretaria Jole Santelli si possono scaricare intere serie di visite a carceri e scuole di polizia, con zoomate sui suoi orecchini modello lampadario e il diario della missione in Afghanistan. Memorabile l’attacco: “Ad Abu Dhabi salgo sull’aereo C130. Già sento un’aria militare”. Quando si dice la perspicacia. Altro che lo spettacolare sito di Lilli Gruber: effetti speciali, il video ‘Lilli e il Cavaliere’ delle europee del 2004 che si riallaccia, informa l’introduzione, a ‘Primary’, su J. F. Kennedy e ‘Travelling with George’, ovvero Bush. Galleria fotografica molto internazionale. Un solo politico immortalato, oltre a Ciampi: il sindaco Veltroni.

Non così internazionale Teodoro Buontempo di An, idolo delle banlieue romane. In un home made site illustra il ventaglio dei suoi itinerari: nella sua Macherio, a Montecompatri. In pineta, a Castelfusano. E in crociera, nel mare al largo di Ostia.

La first lady, per ora solo della Webpolitik, è la signora di ferro della Margherita Linda Lanzillotta. L’unica ad aver aperto un blog, per di più linkato con Capitol Hill, il sito della senatrice Hillary Rhodam Clinton. Di scorsi programmatici e frammenti di vita, la visita alla mostra sulla malinconia di Parigi, la passione per il ballo e per i ponti di Calatrava. “Sposata con Franco Bassanini, una figlia bella e intelligente”, scrive Linda (il marito, nel suo sito, non ricambia la cortesia). Arretrata, ancora senza blog, ma senz’altro lo attiverà, la Daniela nazionale, nel senso di Alleanza. Nel sito della Santanché tra interventi politici un tocco di boudoir. Mica per dire: è il massimo dell’interattività. La deputata ti fa entrare in salotto, in camera da letto, e perfino nella toilette. E non sei neppure Ignazio La Russa. Quando si dice un uso trasparente del Web.

Espresso

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