Altro scandalo per una pagina dell’orrore su Facebook. La polizia ha identificato gli autori dei commenti di cattivo gusto sulla morte del bambino lasciato in auto dal padre. Leggo per esempio di paragoni con un pollo arrosto. La pagina è ancora online e, a quanto mi dice anche Fulvio Sarzana, è difficile ascrivere quei commenti a qualche reato. Forse la polizia ha voluto identificare gli autori per valutarne la pericolosità sociale.
E’ interessante però sottolineare come gli utenti ancora ignorino l’effetto a cascata di quanto pubblicato sul web. Sarà l’altra faccia della medaglia dei tanti politici secondo cui “internet è un far west” e “va regolata”. Non è un far west, chi lo crede scrive quello che vuole e appunto fa danni. Cadendo in reati penali o ammaccando la propria reputazione (nota come sia anche fuorviante parlare solo di “reputazione online”. Abbiamo una sola reputazione).
C’è anche l’eterogenesi dei fini di quanto scritto sul web, che non ci si può permettere di sottovalutare o ignorare dopo averlo pubblicato. Così chi ha aperto una pagina sul bambino forse voleva solo commemorarlo. Ma ora, poiché si è ostinato a lasciarla aperta, viene associato ai commentatori sgradevoli.
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