Su Key4Biz di oggi c’è un articolo che mostra un’insolita certezza sulla fine del peer to peer e si fa carico anche di discutibili sillogismi favorevoli all’industria musicale.
Alcuni esempi: Gi esperti assicurano che per il 2006, numerosi servizi di filesharing si convertiranno al rispetto delle norme sul diritto d’autore, bloccando i file piratati che circolano sulle loro reti. Mah, in realtà i servizi che vanno forte adesso, emule e bittorrent, non hanno server centrali che possano fare da filtro, “bloccando i file piratatI”.
Ancora: In ogni caso, con questa campagna per la legalità intrapresa dalle case discografiche sono state avviate azioni contro circa 20.000 utenti dediti allo scambio di file, risultato: il numero dei servizi di musica online è passato da 50 a 335 in soli due anni.
Sillogismo ideologico: quelle 20 mila cause contro persone che scambiavano file (spesso senza guadagno) avrebbero favorito il boom dei servizi di musica online legali.
Io la vedo come quelli di EFF : la lotta delle major contro il peer to peer a forza di cause è un’ignobile uso della forza, spalleggiata dai parlamenti (si veda la legge Urbani).
Che sia poi efficace ho anche i miei dubbi: riporto qui quello che mi ha detto un’analista di Forrester Research, sul numero di Nova24 appena uscito: «Sì, ma è una strategia che può funzionare, forse, solo nel breve termine», dice Rebecca Jennings, analista senior presso Forrester Research, uno dei principali osservatori di ricerca. «Come effetto delle denunce- continua-, qualche utente smetterà di fare peer to peer, altri ne saranno scoraggiati. Ma molti altri continueranno a farlo, perché è un fenomeno destinato a crescere, man mano che si diffonde la banda larga». Infatti: a dicembre 2005, erano 9,5 milioni gli utenti connessi, in contemporanea, a reti peer to peer nel mondo. Erano invece 5,6 milioni a dicembre 2003, secondo i dati comunicati da Big Champagne, osservatorio che, anche per conto delle major, monitora il fenomeno. Non solo: «le major così facendo stanno già diventano più impopolari e quindi rischiano di perdere altri potenziali acquirenti». La soluzione, secondo Forrester Research (ma anche per la maggior parte degli analisti) sarebbe quindi di «perseguitare solo i pirati che fanno affari con il peer to peer» e in contemporanea «promuovere il business dei download legali online».
Questo peer to peer da ammazzare
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