Roma. Lo spettro del canone aggiuntivo sulle ADSL senza voce torna ad aggirarsi sulle teste di operatori e utenti. Telecom Italia ha messo in atto quanto minacciato nei mesi scorsi: al ritorno dalle vacanze, amministratori delegati e titolari di decine di provider hanno trovato sulla propria scrivania una nuova fattura, imprevista. Si chiede loro di pagare 10,73 al mese addizionali (Iva esclusa) per ogni linea Adsl attivata a utenti privati sprovvisti di linea voce. Per le linee attivate alle aziende il canone richiesto da Telecom è più alto: 20,34 euro al mese. Sono i prezzi che rispecchiano la nuova offerta all’ingrosso presentata da Telecom quest’estate ad hoc per le ADSL senza voce. Tra l’altro, volontà di Telecom è applicare questi canoni aggiuntivi non solo alle nuove ADSL senza voce ma anche a quelle già attive. Il tutto è come una bomba che potrebbe scoppiare ai danni degli operatori ma anche delle tasche degli utenti. È inevitabile che i canoni al pubblico risentiranno, almeno in parte, degli eventuali costi extra pagati dagli operatori.
La novità investe a tappeto il settore. A Punto Informatico risulta che, a ricevere la fattura, siano stati pressoché tutti gli operatori che offrono ADSL senza voce, iscritti delle associazioni AIIP e Assoprovider. Sono stati lesti a fare causa comune: l’AIIP, associazione dei principali provider italiani, ha preparato una lettera, che i singoli provider stanno girando in questi giorni a Telecom in risposta alla fattura. In sostanza, rifiutano di pagarla, dicendo che spetta ancora all’Agcom (Autorità Garante TLC) decidere sulla questione.
È diversa la tesi di Telecom, che si sente ora autorizzata ad applicare i termini dell’offerta all’ingrosso lanciata in estate. Si legge infatti nella lettera che Telecom ha inviato agli operatori: «desideriamo informarvi che, in data 8 dicembre, non essendo pervenuta alcuna preclusione da parte dell’Agcom, si è consolidata l’offerta “ADSL solo dati” (ossia “senza voce”, Ndr)…Pertanto, alla luce della fruizione di tale servizio da parte della Vostra società, la società scrivente (Telecom, Ndr.) ha provveduto a fatturare, con decorrenza 10 luglio 2005, i corrispettivi previsti nell’offerta sopra citata». “Non essendo pervenuta alcuna preclusione” significa: poiché Agcom non si è opposta alla nostra offerta, ci sentiamo autorizzati ad applicarla. In effetti, secondo le attuali regole, Agcom ha la facoltà di bloccare entro 30 giorni un’offerta presentata da Telecom all’ingrosso. Il silenzio vale come un assenso. Il punto è che in questo caso Agcom non è stata in silenzio ma è scesa in campo, sebbene soltanto a settembre e quindi forse in ritardo rispetto ai tempi consentiti. L’Agcom ha infatti chiesto a Telecom di sospendere l’offerta all’ingrosso fino a nuovo ordine; la sta tuttora analizzando. Anche se Agcom sembra orientata ad accogliere almeno in parte la proposta di Telecom, non ha ancora dato il sì definitivo.
«È quanto abbiamo scritto nella lettera che i nostri associati stanno indirizzando a Telecom e, per conoscenza, ad Agcom in risposta della fattura», spiega a Punto Informatico Stefano Quintarelli, presidente di AIIP. Si legge infatti, nella lettera: «ci risulta che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, quanto meno al 12 settembre, non solo non vi aveva ancora autorizzato le condizioni economiche da Voi unilateralmente pretese per il servizio wholesale (all’ingrosso, Ndr.) di linee ADSL senza voce a decorrere dal 10 luglio 2005, ma vi aveva espressamente invitato a non applicarle. Né ci risulta, peraltro, che la medesima Autorità abbia revocato tale diffida od altrimenti autorizzato l’applicazione delle condizioni economiche pretese da Telecom Italia per l’offerta in oggetto».
La lettera si chiude con toni da guerra fredda: «Vi invitiamo a non minacciare, né altrimenti anche solo ipotizzare, di porre in atto misure coercitive (distacco di servizi o altro) tese ad assicurare il pagamento degli importi così fatturati, evidenziandovi sin d’ora che ogni eventuale vostra azione in tal senso ci vedrà costretti ad azionare le nostre tutele in ogni sede civile o di altra natura».
La questione, come è ovvio, non finisce qui. È probabile che la palla passi all’Agcom, che la prossima settimana dovrebbe finalizzare il provvedimento dove, tra le altre cose, viene affrontato il problema delle ADSL senza voce. I punti da chiarire sono spinosi: anche ammesso che a Telecom sia dovuto un canone addizionale per le ADSL senza voce, è giusto rendere la regola retroattiva? A riguardo, Agcom, come dice un portavoce a Punto Informatico, sembra intenzionata a farla valere solo per le nuove ADSL, ma la situazione non è ancora definita. Altro grattacapo: che succede se l’utente dell’ADSL di un provider decide di abbandonare la linea voce Telecom? Da dicembre, in questo caso Telecom trasforma quell’ADSL in “senza voce” (prima la disattivava in automatico), cui si applicano le relative condizioni economiche. Vorrà quindi cominciare a chiedere al provider il canone addizionale per quell’ADSL. Paradosso: il provider si troverebbe, dall’oggi al domani, a pagare di più per una linea, a causa della scelta dell’utente di abbandonare Telecom. Senza che il provider possa né prevederlo né controllarlo.
Né può ritoccare il canone dell’utente per rifarsi dell’extra dovuto a Telecom: violerebbe il contratto già firmato tra le parti. C’è una soluzione possibile: applicare, nei nuovi contratti, una nota che avvisi l’utente: se lasci Telecom, il tuo contratto viene aumentato di un tanto. Ma per i contratti già firmati il problema resta. Agli operatori non resterà che incrociare le dita e sperare che i propri utenti non si stufino di Telecom? Ironia della sorte, forse toccherà loro fare il tifo per le sorti del rivale che, in un modo o nell’altro, sembra intenzionato a rifarsi della perdita del cliente e del canone riscosso per la linea voce.
Un bel pasticcio; ma già dalla prossima settimana potrebbero arrivare, dall’Agcom, novità a chiarire il dilemma.
{ 1 commento }
Guarda caso sempre la Telecom trae vantaggi,sempre!!!
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