Eco avverte sulle informazioni in internet

di alex il 9 Ottobre 2006

Umberto Eco ieri ha detto al Collegio di Milano qualcosa che può essere in gran parte condiviso, e che dovrebbe fare riflettere sull’inattendibilità delle informazioni in internet. Sentiamo, evitando la tentazione di archiviare il tutto come la solita filippica disinformata contro internet, perché tale non è.

“Attenti a internet, attenzione all’enciclopedia virtuale. In guardia dall’enorme massa di informazioni non filtrate, inattendibili, imprecise che viaggiano nel www. Naturalmente io uso interent, che mi ha cambiato la vita, ma il più delle volte quello che ci trovo mi serve solo da richiama memoria. Poi devo verificare su un libro.
Ai miei tempi, chi doveva farsi una bibliografia andava in biblioteca e cominciava a cercare tra gliascaffali. Per tanto che lavorasse più di 100 titoli non riusciva a tirarli fuori. E più di 20 libri non sarebbe riuscio a leggere. Ma se schiaccio un tasto del computer su un argomento, trovo subito almeno 210 mila libri: e lo studente non potrà mai leggerli: uno studente non potrà mai leggere 10 mila titoli. Averne tanti è come non averne nessuno. Non voglio richiamarvi all’uso della penna d’oca, ma ricordarvi che la formazione avviene soloa ttraverso un rapporto spiritualmente cannibalesco tra maestro e allievo. Un rapporto che può svolgersi oslo in presenza e non nell’assenza, che è tipica dell’informazione virutale. La culrutra non è solo un accumulo di dati, ma il risultato del loro filtraggio. Della loro decimazione”:

Ci sono tante riflessioni che si possono fare. SI punta il dito su un problema e ci fa venire un dubbio: ciò che tra di noi lodiamo tanto ed esaltiamo, la grande abbondanza di info, la possibilità di accedervi in autonomia da maestri, questa rivoluzione luterana che è internet per l’accesso diretto alla bibbia del sapere, non è forse un’illusione? Perlomeno, non rischia di diventarlo, se alla fine si tramuta nell’estrema propaggine di una tendenza in auge nell’era della techne (citando Heidegger) e del capitalismo maturo, dove il sapere è sempre più nozionistico, tecnico e privo di filtro esistenziale e umano?

{ 10 commenti }

Gio Ottobre 9, 2006 alle 17:25

non mi sembra niente di nuovo… già anni fa si parlava di information overloading (se non ricordo male la prima volta che lessi qualcosa al riguardo si parlava di altavista).
quello che a me sembra manchi, soprattutto nelle nostre scuole, è un cambiamento di paradigma: sarà sempre meno importante memorizzare nozioni e più importante sapersi orientare fra le informazioni.
un cambiamento che presenta molte analogie con quanto successo al calcolo con l’avvento dei calcolatori: sempre meno importante l’abilità nell’esecuzione rispetto alla capacità di formalizzare e impostare il calcolo.

rob Ottobre 9, 2006 alle 20:23

secondo me la capacità di trovare le informazioni giuste su internet e saperle correttamente valutare dovrà sempre andare di pari passo con la conoscenza intesa come conoscere, ricordare nozioni (o meglio informazioni); senza questo è improbabile che si riesca a cercare quello che serve veramente, o se lo si troverà non si capirà che è quello che si cercava e come collegarlo con il resto.
p.s. spero che Eco non abbia fatto tutti quegli errori (di battitura) nel parlare… 🙂

Enzo Ottobre 9, 2006 alle 20:50

Sottoscrivo pienamente il pensiero di Gio.
(E quello di rob, ovviamente, ma il paragone che fa Gio non l’avevo mai sentito e l’ho trovato particolarmente efficace! Grazie!)

Matteo Ottobre 10, 2006 alle 12:58

Anch’io avevo già sentito questa teoria delle troppe informazioni che rendono difficile distinguere fra ciò che è utile ed il “rumore di fondo”. Secondo me va evidenziato il ruolo del “filtro esistenziale e umano”, perchè il PageRank non può bastare e non sempre si tratta di impostare problemi scientificamente, ma a volte si vuole solo reperire materiale soggettivamente rilevante o trovare interconnessioni concettuali fra argomenti diversi senza sapere dove si andrà a finire.L’information overloading è comunque utile se, una volta reperita una massa di informazioni abnorme, invece di leggersela tutta, si usa per avere un quadro generale di ciò che esiste su un argomento.

Comunque bellissimo post, grazie!

Psicomante Ottobre 11, 2006 alle 10:13

Interessantissimo questo intervento di Eco, uno dei più grandi semiologi che la storia abbia potuto conoscere. Ovviamente Eco avverte bene, e soprattutto quando sottolinea che la troppa informazione equivale alla mancanza di essa…sta a noi quindi scegliere e analizzare, e questo lavoro non sarà poi così meno lungo di andare in biblioteca una giornata e trovare quei 10 libri che ci interessano ^^

Antonio Sofi Ottobre 11, 2006 alle 14:34

Tante riflessioni, sì. Eco, da sempre, si propone come uomo d’attacco e di difesa su Internet. La usa e l’ha usata prima di molti altri (molti suoi libri ne portano le tracce narrative), poi spesso se ne esce con affermazioni che dimostrano quantomeno una conoscenza un po’ meno approfondita di quanto sembri. Il punto – ne dicevo su quinta di copertina di ieri – è che queste (le sue) sono le ovvie conclusioni se si pensa ad internet come un “recipiente” più o meno “morto” di informazioni statiche. Meno se la pensa come una cosa “viva”. Parafrasando le sue stesse parole, direi: “Internet non è solo un accumulo di dati, ma il risultato del loro filtraggio”. 🙂
Ciao, as

Alessandro de Lachenal Ottobre 12, 2006 alle 0:33

A memoria non è la prima volta che lo dice, e penso abbia ragione: a che serve accumulare, se non hai criteri chiari del modo in cui lo fai/viene fatto? Meglio: i criteri ci sono, e non meramente quantitativi (tenta di delinearli Granieri nel suo recente “La società digitale” http://www.laterza.it/scheda_libro.asp?isbn=8842080470 )
ma non _sembrano_ compatibili con il tipo di cultura a cui pensa ed è abituato Eco. Sì, in fondo credo che la questione si possa vedere anche come un divario di paradigmi (à la Kuhn), dove quello “digitale” non coincide + con quello librario auspicato da Eco. Ma IMHO i due paradigmi possono tranquillamente convivere, anche se i paladini dell’uno daranno x morto l’altro e viceversa.
Oppure sarebbe meglio enunciare preventivamente e con chiarezza da quale prospettiva e per quali fini si intende parlare. Sicuramente nei campi della filosofia, semiotica ecc. (cioè speculazioni intellettuali raffinate) Eco ha ragione, ma potrebbe non averla in altri campi.
Infatti x quanto mi concerne (nello specifico di traduzioni e redazioni editoriali x saggistica), internet ha significato un ausilio spaventoso, permettendo di risparmiare moltissimo tempo, ad esempio consultando biblioteche online. E molto altro che non posso indicare qui.

Ah, e ricordo anche un altro intervento di Eco abbastanza recente (probabilmente una bustina di Minerva) in cui proponeva NON di penalizzare scolari/studenti che usassero internet, ma di valorizzare quelli che, proprio a partire dalla massa di info ivi riperticate, fossero in grado di farne un uso critico, migliore. E messa così, mi sembra un’impostazione + costruttiva rispetto al pezzo menzionato da Alex…

massimo mantellini Ottobre 14, 2006 alle 18:29

E’ un punto di vista interessante ma totalmente ammuffito. Sono le stesse cose che Eco ripete da dieci anni. mai senza una virgola di differenza. Fate vobis

Robert Novembre 9, 2006 alle 16:11

Giuste le osservazione di Eco ma nel giro di pochi anni la qualità e “affidabilità” dei contenuti è destinata a migliorare come quella dei sistemi per la loro “decimazione”

Tanto che certe osservazioni di oggi domani ci sembreranno come le critiche che si muovevano all’epoca dei primi treni, c’era chi diceva che la velocità era eccessiva e che gli esserei umani non l’avrebbero tollerata…

😉

Quanto ai filtri, a volte preferisco il non filtro di Google a quello di certi “professori”.

Non è, piuttosto, che i maestri dovrebbero aggiornarsi ed essere più disponibili ad offrire via internet quel supporto ai discenti per aiutarli a filtrare contenuti abbondanti?

Maurizio Novembre 9, 2006 alle 19:50

Non sono affatto d’accordo con quanto dice Eco in merito all’affidabilità dell’informazione reperibile in rete. E i siti open source come Widipedia dove li mettiamo? Ognuno può dire la sua e ognuno può correggere quanto vi trova scritto. E’ lo stesso concetto che viene applicato su Linux: poiché il sorgente è disponibile e sotto gli occhi di tutti, i bachi vengono subito a galla. E’ chiaro che occorre spirito critico nel valutare le informazioni trovate in rete. Ad ogni modo in rete sono presenti anche siti autorevoli che contengono informazioni affidabili. Basta saper cercare. Per quanto riguarda la mole di informazioni, non capisco poprio dove sia il problema. Una grossa biblioteca contiene meno informazioni? E’ forse possibile leggere tutti i libri contenuti al suo interno? No, occorre sapersi districare anche in quel caso. La differenza tra una biblioteca ed Internet è solo la diversità del supporto: cartaceo da una parte ed elettronico dall’altra.

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