Politica spettacolo

di alex il 14 Marzo 2006

C’era una volta un tale, molto famoso tra i giovani arrabbiati del 68, di nome Guy Debord. Ha scritto la Società dello Spettacolo. Adesso probabilmente si rivolta nella tomba. Ma insomma, è possiible che il futuro di questo Paese debba decidersi anche attraverso un “match televisivo”, dove a prevalere non sono le buone idee ma la capacità comunicativa e di imporsi sullo schermo? Che me ne frega se il politico è un buon mattatore televisivo- io non voglio affidargli il programma di prima serata, ma le redini dell’Italia. Per me potrebbe essere anche muto, ma essere geniale e onesto. Non è questo che conta? Su questa china si va sempre più confondendo la realtà con lo spettacolo che si dà di essa. Ne escono frutti spettacolari, fatti di parole e immagini vuote, promesse finte e autorassicurazioni mentre la nave va a fondo e i topi sono già scappati da un pezzo.

{ 24 commenti }

Nicola Marzo 14, 2006 alle 12:57

Perdona la brevità del commento, ma sono (tristemente) d’accordo in toto e non saprei aggiungere altro.

Pier Luigi Tolardo Marzo 14, 2006 alle 13:34

E’ chiaro che se la contesa è con il proprietario del più grande network televisivo privato, che è il media più seguito del Paese, che ha sempre cercato di controllare anche quello pubblico, le cose non potevano andare diversamente, poi personalizzazione e sistema maggioritario anche se proporzionalizzato, che rende determinanti i voti degli indecisi non politicizzati spiega tutto e lo rende fatale.
Ieri una persona mi ha dettop che la sinistra ha sbagliato tutto personalizzando troppo contro Berlusconi ma si poteva fare diversamente se Berlusconi governa ad personam e fa tutto contro la sinistra?

alex Marzo 14, 2006 alle 14:17

La sinistra per battere berlusconi deve abbassarsi al suo linguaggio, rafforzando così gli ingranaggi della politica spettacolo. CHe poi è quella di berlusconi. Un paradosso, un corto circuito, un autogoal?

Tommaso Lombardi Marzo 14, 2006 alle 16:26

Si, Berlusconi è un magnate dei media, ma consideriamo anche come vanno le cose nel mondo. Ormai la politica è lontana dalle piazze. Si fa in televisione. Gli Stati Uniti ci arrivarono negli anni sessanta col confronto tra Kennedy e Nixon. Noi ci siamo arrivati (al solito) nel 2006, con 50 anni di ritardo.
Poi l’incisività e la capacità di mutare gli assetti elettorali, per quanto riguarda la comunicazione televisiva, è ben lontana dall’essere dimostrata in alcun modo. Quindi bisogna stare molto attenti e non limitarsi a fare polemiche riguardo al mezzo televisivo in sè, riguardo alle dinamiche della spettacolarizzazione della policita in sè.
Serve un cambio di paradigma, ma non nei mezzi della comunicazione politica. Serve un cambio di paradigma.
Ragazzi, via, i tempi della teoria del proiettile magico sono finiti. La capacità di “bucare lo schermo” di un politico serve a poco se non è funzionale alla sua capacità politica, decisionale e soprattutto alla sua base programmatica. E gli elettori lo sanno.

Ma inoltre: preoccupiamoci del fatto che questi due signorotti incipriati, grassi e benestanti (mentre il paese va allo sfascio), sono ULTRASETTANTENNI. Non so voi, ma io ho 22 anni e sinceramente d’essere governato da una massa di “anziani del tempio” non ne ho voglia. E voglio sottolineare: non ho nostalgia di alcuna rivoluzione – qui serve solo una bella rimboccata di maniche collettiva.

agh Marzo 15, 2006 alle 13:54

>Perchè per molti deve vincere chi comunica meglio?

ma è sempre stato così, chi si esprime meglio convince di più (Mussolini docet), funzionava nelle piazze un tempo e funziona ancora oggi (e anche di più) nelle telepiazze mediatiche.

Bisognerebbe piuttosto chiedersi perchè tendiamo a fidarci di più di uno “che ce la racconta”. Ma la gente ha sempre cercato i leader. Solo che chi è bravo a comunicare non è detto che lo sia anche in altre materie, magari molto piu importanti.

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