Ci ho riflettuto molto in questi giorni, facendo un bilancio della mia attività di blogger negli ultimi mesi. Sono giunto alla conclusione che il blogging in Italia sia in un momento delicato e per fare un salto avanti, nell’universo dei media, deve passare da un’assunzione di responsabilità.
Mi hanno dato da pensare i commenti di alcuni utenti che scrivevano “bell’articolo” o “brutto articolo” sotto un mio post. Si arriva a un punto in cui bisogna prendere atto degli effetti che si provocano e che se si usa un megafono per gridare dal balcone “vota antonio vota antonio vota antonio” poi non si può raccontare alla gente che solo era una discussione personale tra amici.
In altre parole, se si fa un blog, fino a che punto è giusto pararsi dietro la facciata di diario personale? Ho una risposta, aperta ed editabile con i vostri commenti, ovviamente.
Secondo me un diario smette di essere personale a prescindere dalla volontà di un autore quando tratta temi pubblici per i quali si è riconosciuti, in un modo o nell’altro, come opinion maker.
Se scrivo di tecnologia e soprattutto di telefonia, devo sapere di stare toccando un tema per cui sono considerato un esperto, uno “informato dei fatti”. Non una voce tra le tante. A prescindere che lo scriva in un blog o in un articolo: la gente non bada (troppo) a queste differenze. Perciò bisogna farsi responsabili delle proprie parole.
Un blog può essere una cosa e l’altra. Se faccio un post sull’ultimo film che ho visto, può essere benissimo blogging personale. Non sono stimato critico cinematografico. Influenzo il giudizio solo degli amici, così come farei se ne parlassi al telefono. Ma se lo fa Lietta Tornabuoni, è inevitabile che la gente generalizzi e metta quel post al livello di un pezzo sull’espresso, quanto ad autorevolezza, perché è sempre la stessa persona che parla, sebbene su due media diversi. O credete che se Lietta scrive “Shrek fa schifo” sul proprio ipotetico blog, chi lo legge le dia meno retta che se lo legge in un suo articolo sull’espresso? Sarebbe schizofrenia.
Allo stesso modo, se faccio un post su Telecom, la gente lo considera alla stregua di un articolo, per quanto questa idea mi trovi contrariato. Allora, ahimé, devo essere responsabile. Devo togliermi la maschera del diario personale, che fa ridere i polli. Bisogna allora introdurre alcune regole che sono del giornalismo, della sua deontologia professionale. Che vanno seguite se si parla di cose per cui si è opinion maker. Una questione di coscienza. Ovvio, il blog non dat panem e allora una certa sciattezza deve essere tollerata, perché qui si scrive nei ritagli di tempo. Ma la leggerezza nei giudizi (su temi dove facciamo opinione, bene inteso) non può essere accettata. Perché si parla a una platea di centinaia di persone, di cui non si conoscono le facce, non a un gruppo di amici: come può essere considerata “personale” questa attività? Allora se scrivo una notizia non verificata devo dire che non è verificata, avvertire. Manca una blogtiquette o non è applicata, perché il fenomeno che vede i blogging “fare opinione” è piuttosto recente. Laddove invece noi giornalisti abbiamo la deontologia. Intendiamoci, non sto in questo modo proponendo una sovrapposizione di ruoli tra blogging e giornalismo tradizionale. So bene che sono cose diverse. Ma la coscienza, la scrupolosità nella verifica, quando si esprimono giudizi tali da influenzare la platea deve esserci in entrambi i casi. E’ una questione etica.
Le responsabilità di un blogger
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{ 25 commenti }
Continuo a ritenere che il blog, come altri media, sia sostanzialmente neutro. Tutto dipende dall’uso (e dall’abuso) che se ne fa. L’autorevolezza per un blogger è più difficile da conquistare, perché non c’è il paravento della testata piu o meno prestigiosa. Si guadagna la stima dei lettori giorno per giorno, articolo per articolo, anche col confronto, che praticamente non esiste nei giornali. Chi scrive scemenze, o cose approssimative, è subito smentito e non fa molta strada. Quindi credo che ciascuno si guadagna esattamente l’autorevolezza che merita 🙂
O no?
Alex, lascia perdere. Quando la fonte non è verificata scrivilo e stop. Non chiudere il blog per questi scrupoli. Non sono altro che scemenze.
Niente carta dei doveri, nè dei diritti, non ha senso. Così come non lo ha porsi dei limiti.
Qualora tu messi un decalogo e non lo rispettassi io tornerei qui a leggere. Comunque. Perchè mi piace quello che scrivi. Lo trovo anche utile.
Per i blog è questo che conta. Mi interessi ti leggo. Non mi interessi ti tolgo dal feed reader. STOP.
A volte i “blogger” si prendono troppo sul serio, credo. In tempi sicuramente migliori, quando il “sito personale” si chiamava ancora così, nessuno avrebbe mai parlato di deotonlogia. Semplicemente perché nessuno voleva trasformare il proprio sito in un palcoscenico per attirare la Fama e la Gloria.
La definizione di “sito personale” implica che alla sua base non ci siano calcoli utilitaristici d’alcun tipo. Il problema è che adesso l’Internet del grado zero d’inclusione telematica è afflitta da troppa “self consciousness”, per dirla all’inglese.
Il blog, sì, può acquistare autorevolezza, ma l’autore di un blog non potrà mai diventare consapevolmente un “opinion maker”. Lo diventa nel momento in cui s’immerge totalmente nel flusso informativo e riesce a rimanere a galla nella massa fornendo qualcosa d’aggiuntivo ed originale.
Un effetto mai voluto e mal regolamentato da qualsiasi regola. E’ arte bella. E gli artisti rimangono in auge fintanto qualcuno continua a gustarli avidamente.
“Opinion maker” è un termine che non c’entra molto con i blog, secondo me. “Opinion seeker” mi piace di più.
E ha detto molto bene il primo commentatore: se scrivi scemenze ti beccano subito.
Ah, la buona vecchia buona fede, l’antica responsabilità di ciascun essere umano verso i propri simili – a priori, senza recinti, senza complicazioni, senza burocrazia, senza Carte, senza ipocrisie.
Gaspar, dici “opinion seeker”. Ma se il blogger crea flussi informativi e “fa notizia” allora diventa automaticamente un “maker”, un costruttore, un artigiano o un artista (a seconda della qualità del prodotto ^_^). Solo che “fare notizia” e “fare opinione” hanno due significati totalmente differenti.
L’opinione non si “fa” nè si può “forzare” nella testa delle persone, penso. Ma si può contribuire affinché gli altri possano farsene una propria: il pluralismo e la partecipazione sono le condizioni necessarie perché questo avvenga.
Sergio mi sta diventando sempre più idealista…Mi piace, mi piace:))
Tommaso, d’accordissimo con la tua analisi. Ma mi sembra che “opinion maker” non venga normalmente usato nell’accezione che tu proponi, ma piuttosto in frasi del tipo “Flavio Briatore, opinion maker”.
😉
Chi scrive firmando con proprio nome e cognome si assume la responsabilità (e la credibilità conseguente) di quello che afferma.
Sia che si tratti di una testata registrata, di un sito, di un blog, di una radio. Che differenza fa?
Se si riporta un’opinione, il lettore la deve prendere come tale.
Se si racconta un fatto è bene che sia citata la fonte.
Non servono carte da sottoscrivere.
I miei ragazzi di III media, dopo aver pubblicato dei post, che non era il caso di rendere pubblici, sono arrivati alla conclusione che la libertà è responsabilità.
Come diceva J.P.Sartre
La credibilità va conquistata giorno per giorno, questo è ovvio, nella vita reale come in quella digitale.
Io penso che il contenuto di un blog scritto da una persona che si è appurato essere credibile sia molto più importante di quello che si dica su innumerevoli testate giornalistiche e in televisione; secondo me c’è più leggerezza in molti media tradizionali, soprattutto la televisione, che raggiunge una massa molto vasta di persone.
Quindi la deontologia professionale non può fare tutto, ma lo possono fare le persone, che con i loro commenti, le loro visite, danno il premio di credibilità a un blogger piuttosto che ad un altro, questa è la vera deontologia.
Nel blog, ad esclusione di quelli aziendali, si ha l’idea che la notizia sia più vera perchè non filtrata da nessun organo istituzionale ne da interessi di parte.
Bravo, Alex, bravissimo.
Firmo, firmo. Firmo qualsiasi cosa…..basta lasciate il mio aggregatore fuori da queste carabattole.
Se devo essere sincero , mi trovo ad apprezzare molto di più i blog , di un articolo giornalistico.
In cui , col tempo conosci una persona , che scopri affine , e quindi ti trovi a condividere molte sue idee , inizi a fidarti e condividi i suoi dubbi e le sue sensazioni.
Come hanno scritto in diversi “La credibilità va conquistata giorno per giorno”.
Ma credo , e spero che se Lietta Tornabuoni , incominciasse a scrivere scemenze , non importa se sul suo blog o sull’espresso perderebbe inevitabilmente la sua autorevolezza.
Questa è l’opinione di un uomo della strada.
surfer
Credo che Alessandro abbia posto un problema che merita (Ale, smentiscimi se ti traviso) una forte sottolineatura. Se potessi parafrasarlo direi che ha posto il tema dell’età adulta del blogging.
Adulta nel senso della responsabilità che si richiede a chi scrive come attività sociale. Adulta nella forma, nelle modalità, starei per dire nei sentimenti.
Responsabilità non è un concetto astratto. Significa che se uno scrive una cosa inesatta, per dire, poi la corregge.
Settimane fa ero in America, ascoltavo parlare Jeff Jarvis, che ribadiva di non sentirsi responsabile per la flessione in borsa avuta dal titolo di una nota casa produttirce per effetto di un tormentone nato da un suo post.
Troppo comodo. Se quella cosa la scrive un giornalista, c’è caso che si ritrovi la Guardia di finanza all’uscio.
Ora il punto non è estendere ai blogger le norme liberticide che (almeno in questo paese) vigono sulla scrittura dei media o di stendere carte di autodisciplina da vomito per la loro inefficacia, ma è l’ora di avviare un discorso di responsabilità.
Si tratta di considerare il blogger come un media operator (un giornalista, un operatore tv ) che sta facendo media a un altro livello, su un altro ramo dell’albero, ma sempre media fa.
Egli riceve dignità ma deve dare simmetria della responsabilità: se sbaglia, non può dire che lui fa un diario personale.
Altrimenti è un dilettante.
Non puoi sentirti irresponsabile se dai il via o concorri al tormentone che diffama qualcuno o che magari lo insulta solo. Non puoi non correggere l’errore che commetti.
Sei diventato grande? Conti?
Allora comportati da grande. Da adulto dei media. Prenditi anche il peso di attaccare questo o quel soggetto dalle spalle grosse, e piantala di mugugnare i tuoi livori. Troppo comodo criticare il telegiornale o il giornale come un vecchio con la postata ingrossata al bar mentre spiegazza la Gazzetta dello sport. Documentati. Fatica. E se sbagli, paga pubblicamente.
Questo ha scritto Alessandro.
O no?
Il problema e’ piu’ complesso di come lo presentate.
Da un lato ci sono i (pochi) bloggher che vorrebbero fare informazione o opinione, e che senz’altro, carta dei doveri o no, dovranno accettare il fatto che se non lavorano decentemente verranno mal considerati, ma soprattutto che su quello che scrivono hanno delle responsabilita’, volenti o nolenti, consapevoli o no, e anche penali, direi.
E questo lo dico soprattutto per Mantellini, che peraltro a queste cose, molto ingenuamente e molto incivilmente, non pensa neppure quando pubblica su una testata registrata, come Punto Informatico.
D’altro canto, la maggior parte dei bloggher non vorrebbero essere organi che fanno anche informazione, ma solo chiacchiere tra amici.
In questi casi, si pone il problema del tutto nuovo di come valutare per esempio una diffamazione che non e’ fatta a mezzo stampa, ma neppure solo tra pochi amici al bar, perche’ un blog potrebbe avere un discreto numero di lettori, ottenere risonanza grazie al linking di altri blog e quindi causare danni non da poco. Che si fa, in questi casi? Io sinceramente non lo so.
La soluzione ibrida indicata da Longo, per cui su uno stesso blog quando si parla di un argomento su cui si e’ o si vuole essere autorevoli ci si mette il cappellino dell’infallibilita’ papale e della perseguibilita’ penale, per poi toglierselo subito dopo, quando si critica l’ultima trasmissione di De Filippi, mi pare ridicola.
Tra l’altro, questo e’ il comportamento piu’ diffuso tra i Vib e i wanna be opinion maker della blogopalla italiana.
Per riutilizzare Mantellini come esempio, lui fa esattamente cosi’: parla di tutto e da esperto di tutto, e vorrebbe anche essere preso sul serio, ma non appena qualcuno lo contesta o lo critica ecco che dichiara immediatamente che il suo e’ solo un blog amatoriale, per chiacchierare tra amici. Rialto… E’ un atteggiaento schizofrenico, oltre che irresponsabile, che prima o poi determinira’ dei problemi.
Ciao, Fabio.
In realtà non la proponevo come soluzione sistematica, ma come una prospettiva etica. Cioè, se si è considerati autorevoli su un settore, bisogna parlare con cautela giornalistica (verifica, documentazione), per una questione di responsabilità.
Ci aggiungo la mia opinione. Chi scrive rappresenta se stesso, i suoi valori e gli ideali in cui crede…offre una sua particolare prospettiva da cui osservare i fatti e gli eventi…si può condividere o meno quello che un blogger scrive…si può discutere con lui, si possono confutare le sue argomentazioni con idee ed opinioni diverse…nessuno ha così tanta autorevolezza da fare presa sul pubblico dei lettori sovvertendo la loro personale visione dell’esistenza. Il blog implica cmq sempre responsabilità…ed ognuno di noi cerca di esercitarla coniugandola con la libertà di opinione…e poi c’è un’arma segreta nella blogosfera…se dici qualcosa che nn va, che nn è supportata da una documentazione adeguata…ci sono mille voci che te lo fanno notare! 🙂
Metitieri,
e’ impressionante notare come la tua ossessione nei miei confronti travalichi ogni confine e si espanda in qualsiasi spazio di commento disponibile. Allora facciamo cosi’: ti lascio perdere anche qui’, ok?
per il resto sulla discussione in atto vorrei sottolineare due cose
1 la responsabilita’ civile e penale e’ maggiore per un blogger che per un giornalista
2 Per un qualche vizio mnemonico ci si dimentica spesso in queste discussioni di ricordare la cosa piu’ importante: e cioe’ che la vera “carta dei doveri” chi scrive in rete (o altrove) se la guadagna ogni giorno attraverso il rispetto e l’attenzione dei propri lettori.
C’e’ chi questo rispetto ce l’ha e chi no.
(il passo successivo e’ ovviamente quello di affermare cio’ che molti giornalisti continuano ancor oggi a pensare, vale a dire che i lettori sono stupidi e necessitano di qualcuno che li conduca per mano a comprendere cosa loro stessi pensano).
saluti
What is Tramadol?
Tramadol is used to relieve moderate to moderately severe pain. It may be used to treat pain caused by surgery and chronic conditions such as cancer or joint pain. Tramadol is in a class of medications called opiate (narcotic) analgesics. It works by decreasing the body\’s sense of pain.
Tramadol is available through several online pharmacies.
invito alla lettura
http://www.lucalodi.it/2006/09/i-blogger-e-le-responsabilit-per.html
(articolo pubblicato anche su Punto Informatico)
il mio blog è rimasto a zero visitatori sarà perche la compettività in questo ramo è alta o perche non ci ho messo niente di interessante..
http://www.guadagnawebmaster.blogspot.com
Everyone loves it when people get together and share ideas.
Great site, stick with it!
I seldom create remarks, but i did a few searching and wound up here Le responsabilità di un blogger.
And I do have a couple of questions for you if you usually
do not mind. Is it only me or does it seem like some of
these comments come across like they are written by brain dead individuals?
😛 And, if you are writing on additional places, I’d like to keep up
with anything new you have to post. Could you make a list of the complete urls of your shared sites like your twitter
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