Un ente attuatore – l’Agenzia per l’Italia digitale- che non è ancora operativo appieno e una marea di decreti attuativi che avanzano con lentezza e ritardi. È questa la situazione dell’Agenda digitale, quel pacchetto di misure che mira a risolvere le lacune italiane su tanti fronti dell’innovazione, dalla banda larga alla scuola alla PA digitale.
È il momento di fare il punto su una questione che prometteva di cambiare l’Italia ma che ora rischia rinvii inammissibili. Da più parti mi arrivano segnalazioni di esperti e addetti ai lavori sugli intoppi che l’Agenda sta affrontando. Alcune verranno pubblicate nelle prossime settimane sul sito specializzatoAgendadigitale.eu, che coordino, ma è possibile fare qui una sintesi e un’anticipazione dei principali problemi.
Va anche detto che le parole di Letta lasciano solo in parte sperare nel meglio. Nel suo discorso di lunedì, cita l’agenda digitale nel mucchio con le nanotecnologie. Dimostra di non aver capito- temo- un aspetto fondamentale: che il web non è un settore, ma è una dimensione trasversale a tutta l’economia e la società. Solo abbracciando questo senso, l’Italia può diventare un Paese moderno. Su questo condivido i giudizi di Michele Vianello e di Carnevale Maffè.
IL QUADRO
Come mi racconta Paolo Colli Franzone di Netics, “su diciannove novità introdotte dal Decreto Crescita 2.0 (quello che ha dato l’avvio all’Agenda), soltanto cinque sono già effettivamente in vigore e non necessitano di ulteriori passaggi formali; altri sei hanno tempi di entrata in vigore collocati tra la fine di aprile 2013 e il biennio 2014-15”.
I problemi sono negli altri otto, essenzialmente. E sono concentrati nell’ambito eGovernment, ovvero della PA digitale: terreno delicato in cui la forza del nuovo dovrà scontrarsi con le resistenze del vecchio.
Il noto avvocato specializzato Guido Scorza mi segnala che manca il decreto attuativo- previsto dal Decreto Crescita 2.0 di ottobre 2012- per le modalità di funzionamento dell’Anagrafe nazionale digitale. Questa sarebbe una delle prime forme di unificazione di tutti nostri dati posseduti dalla PA e quindi alba di un futuro in cui non avremo più bisogno di passare da un ufficio all’altro per le pratiche.
«Stesso destino per il decreto in materia di domicilio informatico, per quello sull’innovazione nel sistema dei trasporti e, soprattutto, per “l’Agenda nazionale che definisce i contenuti e gli obiettivi delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico” e per il “rapporto annuale sullo stato del processo di valorizzazione in Italia” che avrebbero dovuto essere approvati ormai da mesi a norma di quanto previsto all’art. 9», nota Scorza.
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