La riserva si scioglierà con la pubblicazione della delibera, ma mi sembra che Agcom- con le regole decise oggi- abbia scelto un buon compromesso tra opposte esigenze: incentivare gli investimenti di Telecom Italia e tutelare la concorrenza. Da questi dipendono rispettivamente la copertura e i prezzi dei servizi banda larga di nuova generazione. Mercato che in Italia si era impantanato, tra molti problemi (finanziari, regolatori, politici).
Primo, la delibera è stata votata all’unanimità in consiglio. Agcom ha anche almeno un consigliere abbastanza vicino alle istanze degli operatori minori e quindi significa che il testo è un compromesso che dovrebbe andare bene a tutti (almeno un po’). Secondo, Agcom è stata diplomatica sull’aspetto più problematico: l’unbundling fisico. Il tipo di rete scelto da Telecom non lo supporta. I concorrenti chiedevano ad Agcom di imporglielo, ma era una strada in salita. Agcom avrebbe dovuto imporre a Telecom una particolare architettura di rete… Così Agcom si è limitata a imporre un obbligo futuro sull’unbundling: “non appena sarà tecnicamente possibile”. Probabilmente era difficile sperare di più, realisticamente, da parte dei concorrenti.
Terzo, gli altri operatori potranno usare la rete Telecom in varie modalità, per le quali è abbastanza garantito che i prezzi Telecom saranno orientati al costo (quindi non dovrebbero essere troppo alti per i concorrenti), quasi ovunque nell’immediato. L’obbligo di orientamento al costo sarà tolto solo nelle zone con una “sostanziale concorrenza”.
Poi, certo, bisognerà anche vedere le vere condizioni economiche dell’offerta Telecom. Aspetto su cui c’è spesso battaglia, comunque.
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