Se le morti bianche non fanno notizia

di alex il 23 Luglio 2006

Una delle cose che odio della retorica giornalistica è che soffre del complesso della novità. E’ una sudditanza ideologica che può avere ricadute antisociali, perché non informa con il criterio dell’importanza ma dell’inusuale.
Non dico niente di nuovo, ma di nuovo c’è che in questi giorni tutti i giornali parlano di un militare restato ferito in Libano. Il mio sarà un punto di vista perverso, di certo è anticonformista, ma credo che sia più normali restare feriti in guerra piuttosto che morire in fabbrica.
Eppure le morti, le ustioni gravi, i ferimenti che sono luoghi comuni all’Ilva di Taranto (per citare qualcosa a me vicino) continuano nel silenzio delle istituzioni. I controllori sono corrotti, qui a Taranto lo sanno tutti, perché è facile avere parenti e amici che hanno visto questi controllori all’opera e poi riportano con un sorrisetto.

Cito da un giornale locale, non aggiornatissimo:

“Circa 360 infortuni al mese. E’ questa la poco invidiabile media registrata nello stabilimento siderurgico di Taranto nel 2004. In totale 4.315 incidenti sul lavoro, cui vanno aggiunti due casi mortali. Nello specifico, 2.470 si riferiscono a infortuni compresi tra 1 e 3 giorni di assenza; 1.845 riguardano episodi con più di tre giorni di guarigione. Un numero elevato, seppure riferito ad uno stabilimento che conta 13.500 unità”.

A questo si aggiungono i danni da inquinamento, difficilmente stimabili, ma certo è che a Tarato c’è un record di tumori, di neoplasie. Allora, per favore, se uno va in guerra, strapagato, e si ferisce è nella natura delle cose, per quanto triste. Se uno va in fabbrica, per mille euro al mese, e perde una gamba perché gli impianti non sono sicuri, DEVE diventare un caso nazionale. Ma non lo diventa. C’è qualcosa di sbagliato in questo mondo, non trovate?

{ 14 commenti }

Maurizio Luglio 23, 2006 alle 18:27

Accidenti…pensavo di essere l’unico a pensarle queste cose!
I giornalisti si buttano a capofitto sui filoni che fanno ‘tendenza’ in un dato periodo (vedi Cogne, Moggi, i vari militari morti in Iraq…).
Si, perche’ queste notizie…’fanno notizia’ appunto. L’importante e’ vendere i giornali, non fare informazione. Stessa cosa nei telegiornali. L’audience in primis (altrimenti gli sponsor non sono soddisfatti). A chi puo’ importare di un operaio ‘qualsiasi’ morto in uno stabilimento siderurgico? Il militare morto in Iraq di sicuro e’ una notizia piu’ ghiotta (come se il militare italiano in Iraq fosse piu’ importante dell’operaio dell Ilva).

aghost Luglio 23, 2006 alle 20:13

troviamo troviamo… 50 morti in un attentato qui in italia scatenerebbero un putiferio per mesi, gli stessi 50 morti in irak valgono un trafiletto in quarta pagina.
Eppure sono morti uguali ai nostri o no?

C’è qualcosa di sbagliato in questo mondo, non trovate?

StefanoC Luglio 24, 2006 alle 7:32

Conta anche un po’ la (rinata) retorica patriottarda: anche fra i morti all’estero c’è differenza, un operatore umanitario o un giornalista fa meno notizia di un militare, e anche fra questi dipende: se muori in Iraq dicendo la bella frase patriottica, ti danno una medaglia alla memoria e magari ti intitolano una strada, se muori nello stesso posto, ma senza la bella frase (magari perché ti hanno fatto saltare in aria e non ne hai avuto il tempo materiale), allora niente medaglia.

mimmo Ottobre 3, 2006 alle 22:26

bravo veramente alongo, io sto facendo una tesi in scinze della comunicazione proprio su questo tema: confrontare notizie dal mondo del lavoro sui mass.media (come potrebbe essere un quotidiano) e quelle provenienti da fonti ardite come il tuo blog.ciao

graziella marota Novembre 12, 2006 alle 18:49

Sono

Sono Graziella Marota di porto sant’elpidio A.P. io ho perso un figlio di 23 anni in una fabbrica schiacciato da una pressa.Il mio dolore è immenso ma la mia rabbia ricopre il mio cuore perchè nel 2066 non si può morire ancora così e queste morti sono sempre coperte da una certa omertà da parte dei media. Io ho intrapreso una grande battaglia che porterò avanti sino alla fine dei miei giorni.

alex Novembre 12, 2006 alle 19:19

Ti siamo vicini, Graziella

graziella marota Novembre 27, 2006 alle 20:04

il mio dolore continua a essere immenso vorrei veramente svegliarmi da questo brutto sogno, ma purtroppo è tutta realtà ..Mio figlio non cè più e la mia famiglia distrutta, nessun conforto da parte di nessuno ma la mia battaglia continuerà all infinito.Spero però di trovare tra di voi un aiuto altrimenti si continuerà a morire senza motivo……

graziella marota Marzo 1, 2007 alle 18:56

Vorrei comunicare a tutti che domenica 4 Marzo alle ore 21.30 su La7 participerò al programma “niente di personale” per raccontare la storia di mio figlio Andrea affinchè tali morti assurde possare essere evitate e non dimenticate.Vi ringrazio.

Giacomo Montana Maggio 3, 2007 alle 21:30

MANCATE PREDISPOSIZIONI DEI DISPOSITIVI DI SICUREZZA INDIVIDUALI
Autore: Giacomo Montana

“Ennesima morte sul lavoro: un operaio di Brescia cade da un palo della luce e muore sul colpo
Vola da sei metri precipitando al suolo e viene schiacciato anche dal cestello morendo sul colpo; questa la dinamica dell’ennesima morte sul lavoro. Un operaio di 53 anni, che lavorava per una ditta di impianti elettrici di Nembro (Bergamo), e’ stato sbalzato fuori dal cestello a bordo del quale operava su un camion, mentre stava cambiando le lampadine dell’illuminazione pubblica. Il fatto è accaduto a Nave, in provincia di Brescia. Inutili i soccorsi.”

Fonte: http://www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp?id=637

Sono tragedie quotidiane e nonostante la pericolosità ai danni dei lavoratori, tutto procede con le pacifiche violazioni di legge a cominciare da ex art. 2087 codice civile et dlgs 626/1994 e seguenti sino, come abbiamo visto, alla responsabilità della procurata morte. Oggi vi è una forte tendenza a rendere come fosse tutto quasi normale e riflette una società in cui si fa vedere solo la punta dell”iceberg. Delle sofferenze, dei timori e talvolta delle paure dei lavoratori verrà sempre continuato a fare in modo che la gente non ne sappia quasi nulla. Ogni lavoratore che muore a causa delle mancate predisposizioni dei dispositivi di sicurezza individuali, non potrà mai più raccontare le sue sofferenze e il terrore precedenti alla morte! Sono fatti al silenziatore da brivido. Questo fa comodo a tutti quei criminali che assomigliano a sadici serial Killer, protetti da forze politiche che a questo punto, a mio avviso, sono persino indegne di rappresentare il Paese! Corruzione politica? Tutto, dopo ogni vittima sul lavoro si mette sistematicamente a tacere, quasi come che si volesse equiparare ogni criminale che ha procurato sofferenza dolore e/o morte al lavoratore, ad un eroe negativo da proteggere! A questo punto e su queste basi rassicuranti per i responsabili, le morti bianche continueranno sempre ad accadere senza né freno né fine! Una volta non potevo crederci ma oggi ho oltre di dieci anni di constatazioni, su chi è vittima sul posto di lavoro, di azioni criminali fatte passare sistematicamente inosservate, sino a produrre altissimo rischio di morte sulla vittima! Oggigiorno vi è una maggiore corsa all’arricchimento e senza scrupoli viene cercato il successo puntando su violenza, sesso, droga e morbosità varie, dando con farse di facciata, persino idee, spunti ed esempi attraverso il cinema e la televisione, e qui, si collegano storie con l’attualità, coinvolgendo figure di mafiosi e contrabbandieri di droga, politici corrotti e mercanti di schiavi che causano la morte. Quale differenza tra “fiction e realta”? Ci sono comunque inconfutabilmente situazioni di violenza indiscriminata sul lavoro, e personalmente ho avuto riscontri oggettivi, che certe ulteriori torture psico-fisiche causate premeditatamente alla persona già vittima di reati penali, fanno parte di una strategia del terrore, verosimilmente per spaventare e poi impedire di parlare alla vittima, che sa troppo del crimine che gli è stato fatto subire sul posto di lavoro. Difatti oggi c’è chi sa, ma non può parlare a nessuno, perché viene tolta la parola con uno sporco e inimmaginabile silenzio stampa.

Anonimo Maggio 7, 2007 alle 9:28

Darfur
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
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Il Darfur (دار فور, che in arabo significa « paese dei Fur ») è una regione situata all’ovest del Sudan, nel deserto del Sahara. È in maggioranza costituita da popolazioni mussulmane, come nel resto del nord della nazione, salvo alcune etnie che abitano il sud della regione che sono animiste. Il territorio è suddiviso in tre province: Gharb Darfur con capitale Al-Genaina, Chamal Darfur con capitale Al Fachir e Djanoub Darfur con capitale Nyala.

A lungo governato dai mussulmani, il sultanato del Darfur raggiunse la massima potenza tra la fine del XVII ed il XVIII secolo. Inglobato nell’Egitto nel 1874, fu coinvolto nella rivoluzione mahdista, ottenendo, nel 1898, una certa indipendenza.

Dal 2003 il Darfur è teatro di un feroce conflitto che vede contrapposti la locale maggioranza nera alla minoranza araba (maggioranza nel resto del Sudan). Quest’ultima è però appoggiata dal governo centrale, che è accusato di tollerare le feroci scorribande della tribù nomade-guerriera dei Janjaweed, anch’essa di origine araba.

Raffaele Russo Giugno 2, 2007 alle 19:09

Vi invito tutti nel nuovo progetto in memoria dei caduti sul lavoro e del sacrificio per il progresso del Paese – http://www.cadutisullavoro.it
DENUNCIATE!!!

francesco Gennaio 29, 2008 alle 13:11

ma chi cazzo sei

giuseppe Novembre 25, 2008 alle 21:31

scusatemi io daccordo con voi.
xro ancora nn ho capito una cosa… Ma cosa sono esattamente le morti bianche?
se volete rispondere mi fate un grandissimo piacere

giuseppe Novembre 25, 2008 alle 21:32

scusatemi io sono daccordo con voi.
xro ancora nn ho capito una cosa… Ma cosa sono esattamente le morti bianche?
se volete rispondere mi fate un grandissimo piacere

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